9) GEMELLAGGIO 

 
         
 

 

Col gemellagio si esprime l'intenzione di avvicinare due o piu comuni, nazioni, famiglie, singoli individui, tra loro, che hanno notevoli differenze di sviluppo sociale, economico, culturale, ecc.
   Se per esempio diamo la possibilità ad un comune ricco del nord italiano, già inserito di fatto nella nuova Europa che si sta creando, proiettato per ragioni storiche e geografiche verso la cultura nord- europea, di potersi impegnare con diretta responsabilità a ridurre le distanze che lo dividono da uno del nostro meridione, esiste la probabilità che effettivamente si arrivi a creare una società cosmopolita, frutto delle varie culture ed esperienze, senza interlocutori di mezzo ma solo con il contatto e la conoscenza diretta delle popolazioni attraverso soprattutto i rapporti economici. Deve essere una specie di patronato espletato sia da comune a comune,sia da uomo a uomo. Praticamente solo attraverso un contatto diretto sia esso tra individui o amministrativo si perviene efficacemente alla evoluzione in positivo delle persone e delle cose, senza sperpero economico ed umano, ed in poco tempo.
   La ricchezza materiale e culturale passando da una autorità centrale che riceve dalla periferia per poi ridistribuire come e dove serve, oltre ad essere defraudata e spogliata del suo valore sia dal centro distributore che dà, sia dal centro sempre distributore che riceve, arriva ai bisognosi (quando ci arriva) in modo del tutto inutile. E' solo un'elemosina che il mondo ricco elargisce a tranquillità di coscenza sua, quindi sempre per un bisogno suo, ben sapendo che per poter consumare il superfluo bisogna che rimanga sprovvisto di tutto anche del minimo per sopravvivere quello povero. Ipocrisia, pura e semplice ipocrisia. Tra l'altro anche cecità oscurantista visto che alla lunga una simile situazione si ritorcerà contro, con chissà quali catastrofiche consegunze.
   Il gemellaggio deve essere una scelta delle popolazioni coinvolte, con i termini della questione accettati da ambo le parti. Un accordo tra popolazioni in qualsiasi momento denunciabile ma con lo scopo primario di raggiungere l'integrazione tra genti diverse, o almeno di avvicinarsi il più possibile. Non si tratta di fare del puro assistenzialismo del tipo sindacale per intenderci, ma di aiutare con interesse anche economico lo sviluppo di realtà che aspettano solo di diventare quello che è oggi l'occidente, senza commetterne gli errori.
   Con il sistema attuale assistiamo alla forte spinta migratoria da sud verso il nord non piu in grado di assorbire masse sempre piu folte ed affamate, consapevoli inoltre del futuro sempre piu fosco che li attende su questo problema.
   Ma non si vuole vedere l'ingiustizia che sta dietro il modo di pensare del ricco; proprio perchè tale deve indicare al povero come evolversi senza credere che questo gli crei concorrenza nello sfruttamento delle risorse mondiali. Gli deve insegnare a raggiungere lo sviluppo socio-economico sulla propria esperienza e vedendo nel terrestre sottosviluppato un futuro cliente oltre che fratello. Ma il rapporto deve essere diretto, mai attraverso istituti, enti, organizzazioni, ecc.
   Il cittadino occidentale che conosce la famiglia terzomondista alla quale presenterà la propria, percorrerà un nuovo cammino di vita comune con i nuovi amici, dividendone i problemi con facilità di soluzione, senza mantenere una superiorità ma con spirito educativo e fortemente umano. Chiunque a contatto diretto con il bisognoso ne constata le necessità provvedendo nel modo migliore e piu funzionale, senza che il suo sforzo vada perduto, qualunque sia la soluzione adottata. E dai poveri ci dobbiamo andare noi, là a casa loro dobbiamo insegnare e portare la nostra tecnologia, facendo le valigie un minuto dopo averci messo alla porta e lasciando là tutto il materiale.
   L'imprenditore lombardo che trova interesse nell'area meridionale attraverso giusti incettivi non economici, cioè non assistenzialistici, ma fiscali e gestionali (niente tasse per i primi anni e facilità di gestione aziendale con flessibilità ) deve portare la propria iniziativa economica in una regione priva di mentalità imprenditoriale ma ricca di forza lavoro desiderosa di sviluppo ed emancipazione. Chi non avrà voglia o desiderio di far bene non potrà ricevere alcun gratuito mantenimento dato che sarà direttamente controllato dal suo gemello il quale avrà tutto l'interesse a che il suo "protetto" segua la retta via.
   Qualcuno potrà obbiettare che non tutti pensano di vivere alla occidentale! Benissimo: liberissimi di concepire la vita come meglio credono, ma che non pensino di essere mantenuti da chi la pensa diversamente. Creare problemi, guai, e soprattutto danni a chi lavora è sempre stato il passatempo preferito di chi non ha voglia di far niente. E ciò non è amissibile; il sistema attuale favorisce proprio i furbi fanulloni che con false scuse vorrebbero inseguire sogni da ricchi senza minimamente essere disposti all'impegno, al sacrificio, alla buona voglia di far bene in poche parole.
   Si fa un gran parlare ora del ricco nord-est italiano, dimenticando che fino a pochi decenni fa era solo una massa di ignoranti contadini, ma che evidentemente con l'occasione, capitata a tutti i popoli indistintamente, della ricostruzione postbellica e della istruzione di massa hanno saputo arrivare dove ora sono. Qualunque sia il traguardo raggiunto questo è il risultato al quale i popoli in via di sviluppo aspirano. Ma Loro, i Veneti, avevano la mentalità giusta per cogliere quella occasione. Altri non la posseggono ancora se dopo cinquant'anni di Repubblica Italiana fondata sul lavoro si trovano ancora confinati nel terzo mondo. Bisogna stare attenti quando si parla di gente che ha bisogno di aiuto. Nel mondo ricco la stragrande maggioranza dei non inseriti lo sono perchè Loro se lo sono voluto, perchè Loro si sono creati nuovi problemi senza impegnarsi a risolvere quelli vecchi. Addirittura anche nel mondo povero assistiamo ad un menefreghismo generale, con la conseguenza che gli unici veri innocenti e primi pagatori di tutte le malefatte degli adulti, sono proprio i bambini. I Loro figli, figli della Loro mentalità irresponsabile e dell'abbandono minorile. La Loro cultura sarà senz'altro rispettabilissima: ma che non si permettano di farne ricadere tutte le disgrazie sulla nostra.
Ottorino Rizzi 1992 e successivi.

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